I formaggini industriali fanno male: ecco la marca che fa male alla glicemia, alla digestione e alla pressione

I formaggini sono divenuti in relativamente poco tempo un sostituto della variante “pura” o una vera e propria aggiunta a mo di spuntino o condimento di una determinata categoria di cibi, anche se come quasi tutti i prodotti industriali pur essendo estremamente diffusi, sono finiti nell’occhio del ciclone dei medici e nutrizionisti soprattutto in virtù dell’utilizzo smodato, e quindi eccessivo di quelli che esistono da oltre mezzo secolo.

Ma quali sono gli effetti collaterali del consumo di formaggini industriali? E quali sono quelli davvero più da evitare in senso assoluto? Analizzeremo anche a quanto ammonta, più o meno, il limite effettivo di formaggini che possiamo permetterci di consumare senza grossi effetti collaterali.

I formaggini industriali perchè fanno male?

Il problema dei formaggini non è la loro esistenza ma come detto, il loro utilizzo eccessivo: lo scopo principale di questi prodotti è offrire una forma di aggiunta ai piatti come minestre, brodi e zuppe ma anche a mo di snack, ad esempio assieme a derivati del pane, ma possono essere consumati anche così come sono. La composizione tradizionale, come è possibile immaginare con facilità prevede un prodotto derivante dal latte e realizzato dal caglio di quest’ultimo, ma i tipi di formaggio utilizzati spesso sono non definiti ma mischiati tra le loro parti al fine di ottenere un impasto.

E’ importante non considerare il formaggino come qualcosa di dannoso in senso generale, evitando allarmismi, però è anche vero che alcune persone ad esempio coloro che sono fortemente intolleranti al lattosio ma anche chi soffre di ipertensione (quasi sempre contengono molto sodio, che va ad impattare sulla pressione sanguigna) oppure chi ha problemi di peso o ancora peggio di colesterolo alto, essendo i formaggi lavorati (come quelli stagionati) estremamente ricchi di grassi saturi, tra le sostanze alimentari che più vanno ad annidarsi nelle arterie, ostacolandole e compromettendo com’è noto il naturale flusso sanguigno.

Quali sono i peggiori?

Difficile definire le marche peggiori e migliori, però possiamo farci un’idea guardando le etichette: se sono segnalati e riportati i tipi di formaggio utilizzati questo è senz’altro un buon indizio di qualità, ma allo stesso tempo la lista degli ingredienti come additivi, conservanti e altre sostanze che servono a migliorare la conservabilità e consistenza come gli addensanti.

Obbligatoriamente, per legge, un prodotto di questo tipo deve riportare in maniera diretta il contenuto in modo chiaro, così come anche la percentuale di grassi ed aggiunte varie.

Una persona che soffre di glicemia, colesterolo e ipertensione quindi dovrebbe evitare il consumo, mentre chi non ha particolari problemi può consumarne fino a 50-60 grammi a settimana così da permettere all’organismo di non soffrire di problemi relativi.

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